Ciò che è Stato e ciò che è ancora…

“Sveglia, televisione, fame, guerra, morte, sonno.
Sveglia, televisione, tette, fame, guerra, morte, sonno.
Sveglia, televisione, tette, fame, Mc Donald’s, guerra, morte, sonno.
Sveglia, televisione, tette, fame, Mc Donald’s, guerra, medaglia al valore, morte, sonno.
Sveglia, televisione, tette, fame, Mc Donald’s, guerra, medaglia al valore, morte, medicina, sonno.
Sveglia, trucco, televisione, tette, fame, Mc Donald’s, guerra, medaglia al valore, morte, medicina, sonno…

La società ci disegna il quadrato nel quale muoverci.
La catena deve andare avanti ma solo con gli ingredienti giusti.
Il laccio che teniamo teso sul nostro braccio ingrossa la vena.
La punta minuta della puntura fa avanzare il siero.
Il siero si fa spazio tra le nostre vene e noi siamo tranquilli.”
(AM)

Il tutto fin quando non rompiamo la catena!!!la proprietà non è più un furto2

– 04 Febbraio 2014 => “La proprietà non è più un furto” (Italia – 1973), un film di Elio Petri. Con Mario Scaccia, Ugo Tognazzi, Flavio Bucci, Daria Nicolodi.

la proprietà non è più un furtoTrama: Il giovane bancario Total (Bucci), marxista-mandrakista e allergico al denaro, si licenzia e decide di colpire un ricco macellaio (Tognazzi), prototipo del ladrocinio organizzato, in quel che ha di più caro: la proprietà. Dopo avergli inutilmente spiegato che i ladri veri e i ladri del commercio sono i due pilastri su cui poggia l’umano consorzio e che abolirli vorrebbe dire l’anarchia, il macellaio lo strangola. Storia di una persecuzione e apologo grottesco in chiave espressionista-brechtiana “sulla nascita della disperazione in seno alla sinistra” (E. Petri), il film segna il passaggio del regista, autore della sceneggiatura con Ugo Pirro, a quella fase catastrofica, apocalittica e quaresimale che sarà accentuata in Todo modo (1976). “Sfocia in un nullismo che sfiora l’onda scettica di uno Swift senza concederci il bene di una breve sponda non bagnata, non inquinata da un senso di impotenza e di vuoto” (P. Bianchi). Troppo cupo, piuttosto isterico nella constatazione di un fallimento, privo di ironia e di gioia nel gusto della trasgressione. Notevoli la fotografia livida e deformante di Luigi Kuveiller e il concertato dagli interpreti.

– 11 Febbraio 2014 => “Salvador, 26 anni contro” (Spagna, Gran Bretagna – 2006), un film di Manuel Huerga. Con Daniel Brühl, Tristán Ulloa, Leonardo Sbaraglia, Leonor Watling, Ingrid Rubio.

salvador2Trama: Spagna, primi anni Settanta. Salvador Puig Antich è uno dei giovani militanti del Movimento Ibèrico de Liberaciòn, un gruppo di estrema sinistra che “espropria” ai ricchi per dare ai lavoratori. Le numerose rapine in banca, messe a segno in Catalogna per finanziare l’attività militare del movimento e le relative pubblicazioni, allarmano la Polizia del “generalissimo” Francisco Franco.
Nel settembre del ’73 gli agenti della Brigata Socio-Politica catturano due dei componenti del MIL, ma durante il conflitto a fuoco Salvador viene ferito e un ispettore di polizia ucciso. Arrestato e accusato della morte del poliziotto il ragazzo viene condannato alla pena capitale. La sua famiglia, la Spagna e il mondo intero attendono con lui un atto di clemenza. Il governo franchista gli negherà la grazia e la pietà. salvador1
Ci sono film che vanno accolti col cuore. Ci sono film capaci di assumersi il peso della tragedia facendo interagire la Storia, quella oscura della Spagna franchista, col desiderio dell’utopia, quella nobile di Salvador, manifestazione di una precisa e appassionata volontà politica. Salvador 26 anni contro è questo film. Trentadue anni dopo Manuel Huerga riapre idealmente e di fatto il caso Puig Antich, celebrando un evento tragico e invitando a una domanda: cosa è stata la Spagna del generale Franco? L’utilità di dare una risposta e di riaprire la questione deriva dalla consapevolezza che quella dittatura è stata molte cose, ciascuna gravida di significato. È stata soprattutto la morte di un ragazzo di ventisei anni, l’ultimo atto esemplare e crudele del regime franchista che di lì a poco sarebbe miseramente crollato con la morte del suo dittatore e l’instaurazione della democrazia da parte del giovane re Juan Carlos. Capro espiatorio per la morte dell’Ammiraglio Carrero Blanco, capo del governo franchista ucciso dall’ETA, Salvador è il macabro tributo preteso dal regime.
Il film di Huerga si sviluppa in un lungo flashback usato con rigore: un andirivieni secco tra la biografia passata del ragazzo (l’iniziazione e la militanza nel MIL) e quella presente, che rilegge e fa i conti con la sua giovane vita. Intorno all’attesa di Salvador il regista muove il suo paese, i suoi ideali e la loro potenzialità dirompente. Il passato non è più una terra straniera ma un disegno che serve a chiarire noi stessi e non permette di dimenticare l’ultima esecuzione con la garrota del regime franchista.
L’efficacia secca della rappresentazione della morte non cede mai al languore del sentimento ma non manca di commuovere. Si piange nel film di Huerga, di rabbia e davanti all’impotenza di evitare l’inevitabile. Ma è un pianto che non annulla mai la coscienza, rimettendoci di fronte alla nostra voglia di responsabilità e di una giustizia davvero democratica.

– 18 Febbraio 2014 => “Venuto al mondo” (Italia – 2012), un film di Sergio Castellitto. Con Penelope Cruz, Emile Hirsch, Adnan Haskovic, Pietro Castellitto, Saadet Aksoy.

venutoalmondoTrama: Gemma, dopo molti anni di assenza torna a Sarajevo, portando con sé il figlio Pietro. L’occasione è l’invito che le ha fatto Gojko, poeta estroverso e un tempo sua guida in Bosnia, per una mostra fotografica sulla guerra. Gemma proprio in Bosnia, prima dell’inizio del conflitto, aveva conosciuto Diego per il quale aveva mandato all’aria il proprio matrimonio. Da Diego però Gemma, per un suo difetto fisico, non aveva potuto avere figli. Ma il desiderio era così forte da spingerla ad accettare che il marito procreasse con un’altra donna disposta poi a cedere il neonato.
Il quarto film come regista di Sergio Castellitto è così complesso sul piano della scrittura che potremmo definirlo un film matrioska. Perché racchiude, una dentro l’altra, storie diverse ma aderenti a un’unica forma di base. C’è una storia di scoperta di un mondo ignoto (Gemma con Gojko). C’è l’amore sostenuto da una passione travolgente (Gemma e Diego). C’è il dramma della sterilità. C’è una guerra che devasta le coscienze …. e potremmo continuare.
Il regista Castellitto sa come gestire questo coacervo di sentimenti e pulsioni irrazionali. Lo sceneggiatore Castellitto (insieme all’autrice del libro nonché consorte Margaret Mazzantini) meno. Perché a situazioni di grande forza espressiva se ne giustappongono altre che, se hanno una loro logica e forza sulle pagine di un romanzo, le diluiscono in retorica una volta portate sullo schermo. Se ci si aggiungono alcune scelte musicali perlomeno discutibili (a partire da un'”Ave Maria” di Schubert che si sovrappone al contesto senza aderirvi) si comprende come l’operazione (in cui si sente comunque l’onestà intellettuale e la partecipazione di tutti, Castellitto in primis) sia riuscita solo in parte.venutoalmondo2
Ci vorrebbe Buster Keaton per raccontare certe storie si dice nel film e l’icona del grande attore/regista viene anche direttamente evocata. Castellitto da questo punto di vista raggiunge l’obiettivo che sembra essersi prefisso: raccontare una storia di grandi passioni e grande crudeltà a ciglio asciutto senza voler spingere sul pedale della commozione gratuita. Si lascia però indurre in tentazione non solo, come si è detto, dalla pagina scritta ma anche da un amore paterno in questa occasione mal riposto. Perché Pietro Castellitto (suo figlio) è un bravo attore che sa dare una buona dose di naturalezza al suo personaggio. Però inserito in un film in cui suo padre si ritaglia il ruolo del genitore adottivo gli assomiglia fisiognomicamente troppo finendo per risultare fuori posto in una vicenda in cui paternità e maternità sono così determinanti. Non basta far dire a Giuliano “I figli maschi assomigliano sempre alle madri” per risolvere la questione. In questo caso non è andata così.

– 25 Febbraio 2014 => “Orwell 1984” (Gran Bretagna – 1984), un film di Michael Radford. Con John Hurt, Richard Burton, Suzanna Hamilton, Cyril Cusack, Gregor Fisher.orwell 1984

Trama: La Terra è sotto il plumbeo regime dell’Ingsoc (Socialismo inglese) che controlla le mosse di tutti i cittadini. Una coppia tenta di ribellarsi. Sul piano figurativo, grazie all’apporto di ottimi tecnici, non fa una grinza. Perché, allora, risulta così deludente? Esempio di cinema inglese di qualità, senza vita, ripetitivo, predicatorio, ma comunque superiore alla precedente versione per lo schermo del romanzo (1949) di George Orwell “Nel 2000 non sorge il sole” (1956).<

Rompete la catena!
Venite alle proiezioni dalle ore 21:30 in poi presso il Circolo Virtuoso Bukó.
Noi vi aspettiamo!

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The COEN BROTHERS

Si riparte con il cine-forum e, in questo Gennaio 2014, partiamo con un metodo di selezione che potrebbe considerarsi stereotipato: partiamo con il cinema d’autore!

Contrariamente alla selezione del filo logico che lega i film, i tre film della rassegna sono tutt’altro che stereotipati…anzi! Ciascuno conserva una propria dose di originalità I tre film scelti sono diretti dai fratelli Coen!!!

– Martedì 14 Gennaio 2014 => NON È UN PAESE PER VECCHI (USA, 2007)
Un film di Ethan Coen, Joel Coen, Con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald.

Trama:paesepervecchi
Llewelyn Moss trova, in una zona desertica, un camioncino circondato da cadaveri. Il carico è di eroina e in una valigetta ci sono due milioni di dollari. Che fare? Llewelyn è una persona onesta ma quel denaro lo tenta troppo. Decide di tenerselo dando il via a una reazione a catena che neppure il disilluso sceriffo Bell può riuscire ad arginare. Moss deve fuggire, in particolare, le ‘attenzioni’ di un sanguinario e misterioso inseguitore.
Ispirato al romanzo del Premio Pulitzer Cormac McCarthy il nuovo film dei Coen conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, la coerenza e l’originalità dei due fratelli divenuti ormai un marchio di fabbrica.
McCarthy è il riconosciuto interprete letterario dei mutamenti di un mondo (quello del West e della frontiera messicana) divenuto estremamente più violento di quanto non lo fosse nell’epoca che lo ha fatto divenire mito cinematografico. McCarthy non è però interessato a una cinica e compiaciuta presa d’atto di una realtà innegabile. Neppure i Coen lo sono. Qui si trova il punto di contatto tra le due letture di un’umanità che cambia. La chiave di volta sta proprio in questa parola: umanità. Perché i due registi ci offrono una sceneggiatura decisamente più eccessiva di quella, già considerata molto violenta, di un film come Fargo.
Le uccisioni abbondano in Non è un paese per vecchi ma si inseriscono in una narrazione che fa dell’iperbole la propria cifra stilistica. A differenza di Tarantino però i Coen non si fermano alla coreografia raffinata della violenza. Non si accontentano di ironizzare. Non gli basta mostrare quanto sono bravi a suscitare il riso dinanzi a un uomo che muore. Non è questo il loro scopo. Ciò che per loro conta è riuscire a mettere in rilievo anche solo una scintilla di umanità in un mondo che sembra governato dalla follia. Riescono a farlo grazie al personaggio dello sceriffo interpretato da un Tommy Lee Jones che, non a caso, è uno dei protagonisti di questo film dopo aver diretto e interpretato Le tre sepolture ambientato anch’esso al confine con il Messico. Osservate la scena finale e vi accorgerete di come i Coen riescano ancora, nonostante le apparenze, a fare un cinema di qualità, spettacolare ma al contempo profondamente ‘diverso’ e morale.

– Martedì 21 Gennaio 2014 => A SERIOUS MAN (USA, Gran Bretagna, Francia 2009)
Un film di Joel Coen, Ethan Coen. Con Michael Stuhlbarg, Richard Kind, Fred Melamed, Sari Lennick, Adam Arkin.

Trama:
Da qualche parte nel Mid West, 1967. Larry Gopnik è un professore di fisica con poche pretese e molti guai. La moglie gli preferisce il più serio Sy Ableman e vuole un divorzio rituale per (ri)sposarsi nella fede, il figlio fuma spinelli e ascolta i Jefferson Airplane in attesa di celebrare il suo Bar mitzvah, la figlia lava principalmente i capelli e gli ruba il denaro per rifarsi il naso, il fratello russa sul suo divano e redige un diario sul calcolo delle probabilità, uno studente coreano lo corrompe col denaro e lo minaccia di diffamazione, una bella vicina si offre nuda ai raggi del sole e al suo sguardo, un vicino di casa taglia la sua erba sempre meno verde. Travolto da una messe di guai, Larry si rivolge a uno, due e tre rabbini per ascoltare la parola di Hashem e interpretare la sua volontà. In attesa di una cattedra all’Università, dell’esito delle lastre e dell’arrivo dell’uragano, Larry insegue la strada per diventare un mensch, un uomo serio.seriousman
Come sempre, dietro e prima di ogni storia coeniana c’è un piccolo evento, un incontro fortuito, una notizia di cronaca, un romanzo o addirittura un poema in versi, insomma ogni cosa può diventare pretesto e scintilla per avviare la giostra dell’assurdo e lo splendore registico dei fratelli di Minneapolis. Questa volta il sipario si alza su uno shtetl polacco dove un uomo, una donna e un supposto dybbuk (un’anima posseduta) interagiscono e parlano una lingua antica e minoritaria, l’yiddish. Un secolo dopo e in un continente altro, i Coen voltano pagina e piombano nel Mid West attraverso un auricolare che suona “Somebody to love” nell’orecchio di un indisciplinato studente ebreo. Il prologo, avulso dalla storia che segue ma iscritto nel corpo del film, favorisce il gioco interpretativo e lo impone come strumento necessario e come parte integrante della sceneggiatura. Frammento estraneo alla vicenda dominante che tuttavia la presenta e la connota in senso ebraico.
Come già dimostrato da Marge, l’agente incinta di Fargo, nel più stupido dei mondi possibili che annichilisce i soggetti, c’è spazio anche per “l’uomo ordinario” per il quale la realtà non è a tutti i costi il peggior mondo possibile. Per questa ragione il dio-regista a due teste si diverte a tormentare Larry Gopnik, a giocargli irridenti scherzi (la morte di un grasso avvocato), rovesciandone repentinamente prospettive ed attese.
A serious man si impegna a raccontarci l’impossibilità di una famiglia (e di una vita) perfetta e l’irraggiungibilità di una felicità inattaccabile. La telefonata di un medico o l’occhio di un ciclone possono abbattersi impietosi, costringendo nella riserva onirica dell’immaginazione gli impossibili desideri di un uomo semplice, di un marito improbabile ma probabilmente innamorato.
Il professore ebreo di Michael Stuhlbarg come il drugo Lebowski e il barbiere “che non c’era” vengono trascinati in un’incredibile sciarada di disavventure contro la propria radicale apatia. Sospeso tra l’orrore per il caos della vita e la noia esistenziale, Larry si rivolge a tre rabbini per non precipitare nel vuoto e in un movimento insensato. La risposta è un grande buco di senso intorno al quale i Coen fanno scorrere le azioni dei personaggi. L’yiddish e l’ebraico diventano lingue morte di un rituale ormai privo di significato che il rabbino Marshak converte nel linguaggio e nei versi rock dei Jefferson Airplane prima dell’uragano e della fine (del film? Di tutto?).
Ancora una volta i Coen tendono fino all’estremo la corda, sfiorando un happy end, per poi capovolgere tutto con il colpo di coda dell’ultima battuta e dell’ultima inquadratura. Battuta e inquadratura che azzerano e (insieme) moltiplicano qualsiasi dubbio sul senso ultimo del film. Cabalistico.

– Martedì 28 Gennaio 2014 => Barton Fink – È successo ad Hollywood (USA – 1991)
Un film di Joel Coen, Ethan Coen. Con Michael Lerner, John Turturro, John Goodman, Judy Davis, John Mahoney.
bartonfink
Trama: Nel 1941 un giovane commediografo ebreo di New York, chiamato a Hollywood per scrivere la sceneggiatura di un film per Wallace Beery, è alloggiato nella camera 641 di un albergo fatiscente. Per lui è l’anticamera dell’inferno. 4° film dei fratelli Coen: comincia come commedia satirica, passa al grottesco, finisce in una sanguinosa tragicommedia dell’assurdo. Film di umori (che cola, stilla, trasuda, esala) e di rumori, liquido e melmoso, insinua nello spettatore, pur divertendolo con un umorismo da carta vetrata, un vago senso di nausea, simile al mal di mare. Palma d’oro a Cannes con premi alla regia e a Turturro. Troppa grazia.

 

Le proiezioni avranno inizio alle 21:30!
Venite prima a prendere posto, venite prima con un amico o un’amica a prendere una birra o del buon vino e a fare due chiacchere.
Non aspettate correndo il rischio di far tardi…
Ci siamo noi ad aspettarvi…!

BUON 2014…e GRAZIE!!!

Le feste sono belle quando durano…non poco!
Ecco!
Noi al CIRCOLO Virtuoso Bukó così la pensiamo.
La festa non è una cosa da denigrare né da mettere da parte. Non sono una cosa da godersi con sufficienza ma da succhiare appieno e senza lasciare che nessun colpo venga omesso dai vari coltelli insanguinati che pretendono ragione.
Siamo qui, ora. Ad inizio 2014! E tanti (noi compresi), dopo il “buon anno” della mezzanotte del 31 Dicembre 2013 siamo qui a ricevere bollette e tasse da pagare per sopperire ai nostri consumi annuali…per farci spolpare come ogni inizio di nuovo ciclo le energie necessarie al funzionamento di una pretenziosa giostra.

A noi del Bukó pesano come pensiamo debbano pesare a tutti tasse e imposte su ciò che viene in un certo qual senso regalato alla comunità locale. A noi del Bukó interessa capire come si possa fare a ignorare la sepoltura dei diritti quando questi diritti sono quelli guadagnati in tanti anni e che vengono spesso imprevedibilmente bruciati dal disinteresse di tante persone che sono maggiormente interessate alla realtà dietro di uno schermo piuttosto che alla carne viva.

Sebbene potremmo dire che detassarci non pagando alcunchè sia l’unico modo per non farci derubare della nostra linfa da questo sistema tele-dipendente e parassita, noi teniamo ben nascosto questo nostro pensiero e diamo un’alternativa: l’unico modo per non essere schiacciati dal dito cruento e crudele dell’usura statalizzata e legalizzata per noi è il nutrimento che tutti coloro che frequentano il circolo ci donano.
Dicembre e i primi giorni di Gennaio per noi sono stati una spremuta di energia e di nutrimento dei quali non avremmo mai potuto fare a meno, soprattutto per essere motivati nel continuare.
Ma chi sono stati i protagonisti di questo intenso periodo al Bukó? C’è da fare un elenco, ovviamente…

OLYMPUS DIGITAL CAMERARingraziamo Luigi Capone e Antonio Maiuri – in arte “Tony Blues” – che con il loro spettacolo “Camera a Sud” ci hanno regalato un assaggio di inverno, lo stesso inverno che esiste nei cuori dei blues man più grandi e rabbiosi. Con le loro note abbiamo aperto la scena invernale del Bukó e abbiamo iniziato a riscaldare le genti come solo una buona chitarra e una voce calda riescono a fare. Buona fortuna per i vostri futuri progetti.

Ringraziamo tutti coloro che si sono seduti nel Bukó per il Cine-Babbà, la nostra alternativa al Cine-Panettone che ha suscitato sorrisi dolci e amari a volte, ma che ha anche creato spunti di riflessione e di condivisione.

OLYMPUS DIGITAL CAMERARingraziamo Francesca Mazzoni e il suo Contest di Poesia Slam “Sputa il Rospo” e tutti coloro che vi hanno preso parte: con le rime, con le introspezioni, con le più creative riflessioni e con i più rumorosi pensieri a voce alta, gli slammers che hanno gareggiato hanno sputato il rospo conservato nelle loro viscere e si sono messi in gioco di fronte ad una platea spietata e bramosa di emozioni. Che alla fine siano arrivati sul podio Andrea Maio, Milena Di Rubbo e Valentina Fedullo rispettivamente come primo classificato, seconda e terza classificata poco importa.
L’importante è che la poesia sia venuta fuori e che gli spettatori ne abbiano risucchiato l’essenza più calda e scalpitante.

OLYMPUS DIGITAL CAMERARingraziamo i ragazzi di YaBasta Restiamo Umani che con il l’associazione culturale Quinto Elemento ha presentato l’Agenda dei Beni Comuni 2014 (tutt’ora in vendita presso il Circolo Virtuoso Bukó) e ha intavolato una serata di dibattito sui beni comuni alla quale hanno preso parte tante realtà del Sannio e tanti soggetti che di beni comuni sentono parlare da tempo e da tanto egual tempo lottano per la loro salvaguardia. Ringraziamo anche la PICK FACTORY che ha fatto in modo di alleggerire la serata con un po’ di musica spensierata e catalizzatrice di buone speranze.

Ringraziamo tutti coloro che hanno preso parte al “Mercatino Sotto l’Albero”, che hanno OLYMPUS DIGITAL CAMERAavuto il coraggio di sfidare i negozi e le distribuzioni più affermate per creare un nuovo modo di gestire gli acquisti pre e post-natalizi. Da ringraziare anche coloro che hanno preso parte all’iniziativa come acquirenti poiché hanno sostenuto realtà locali di artigiani e di creativi che tante volte vengono rinnegate solo perchè sprovviste di marca e scontrino.

RIngraziamo Melazeta Graphic & Store per la sua mostra “I♥BN”, sempre presente nelle nostre serate e nel nostro repertorio multimediale e ringraziano Ubi Bepop per il suo progetto grafico “ex1” che ha visto il suo debutto proprio da noi al Circolo.OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Ringraziamo Jesus che dopo la mezzanotte del 24 si è unito a noi gridando “Stasera me la GOD!”. Lo ringraziamo per aver portato tra di noi voglia di brindare e di dilettarci con una partita a carte; lo ringraziamo per averci fatto dimenticare per una serata il peccato e per averci spinto alle lodi del piacere.

OLYMPUS DIGITAL CAMERARingraziamo tanto i ragazzi del Sentiero di Flavia: Carlo, Carla, Stefano, Nura e Mimmo si sono uniti a noi per la seconda volta per condividere con noi la loro esperienza con l’album Shamballa e per dare piccole anteprime sul loro prossimo lavoro. Grazie alle loro sonorità abbiamo potuto gustare un sano calore per nulla comune alle strade beneventane, tanto fredde in quel periodo. Grazie a loro la gente si è vista negli occhi smascherando il sapore della riscoperta attraverso la musica che mai deve mancare nella vita. In culo alla balena per il vostro futuro musicale perchè, anche se non ne avete bisogno, noi vi supportiamo con tutte le nostre energie.OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Un ringraziamento speciale va al DJ-Riccardo-Fogna che dopo la mezzanotte del 31 Dicembre si è unito a noi per condividere tutto il trash della musica italiana e noi. Grazie a lui tanti si sono dilettati in cenci di bestemmie lanciati a caso, in balli afrodisiaci e puzzolenti quanto basta e in brindisi alcolici tanto dissetanti quanto appiccicosi sulle maglie e i pavimenti. Ovviamente, un grazie sentito va fatto anche a tutti coloro che hanno preso parte tra il 31 Dicembre e il primo Gennaio, prima al Veglione del Bukó e poi ai festeggiamenti dell’anno nuovo!

OLYMPUS DIGITAL CAMERAManca un ultimo ringraziamento ma che non venga visto come meno importante…anzi!
Un ultimo ringraziamento va a quel fiume di note e di energia, a quell’ammasso di ottoni, corde, tasti, sussulti, soffi, pelli e manate che hanno composto il laboratorio musicale più scoppiettante della Benevento di fine anno. Un ringraziamento speciale va alla BANDA DEL Bukó. Sono venuti in 14 e ci sono entrati tutti: Leonardo Masone (Basso tuba), Stefano Cocca (Sax tenore, soprano), Tommaso Caroscio (Clarinetto, fisarmonica), Francesco De Luca (Basso elettrico), Domenico Panella (Percussioni e chitarra battente), Giampaolo Vicerè (Fisarmonica), Emanuele Vicerè (Percussioni e basso Tuba), Fabrizio De Cunto (Tromba e flicorno), Eduardo De Cunto (sax tenore), Antonietta Rossi (Trombone), Dario Spulzo (Chitarra acustica), Vincenzo Nisco (Chitarra acustica), Michele Iannotta (Tromba) e Luciano Faiella (Flicorno contralto). Un po’ meno è entrato il pubblico che ha dovuto ballare sui tavoli ma non c’è da preoccuparsi. È questo che avevamo previsto: che la musica della Banda che porta il nome del Bukó moltiplicasse l’energia della gente che frequenta il circolo, incanalandola negli strumenti che ciascuno dei partecipanti porta con sé come gli arnesi da utilizzare per edificare un palazzo. Grazie di cuore e in bocca al lupo per il futuro anche a voi.OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Un grazie di cuore va a tutte le anime buone, cattive, moleste, sensibili, timide, fragili, violente, ignoranti, argute, porcelle, pretenziose, gentili, doloranti, musicali, poetiche, affamate, assetate ecc ecc…che sono passate nei meandri del Bukó!

Inizia il 2014 e con voi dimentichiamo tutte le note dolenti.
Ci vediamo in via Stanislao Bologna 30, tra le ammonizioni della cara signora del piano di sopra (ringraziamo anche lei e la sua famiglia) per la pazienza e gli odori del vicino ristorante.

Venite a trovarci spesso.
Noi siam lì ad aspettarvi!