Anche il Circolo Virtuoso Bukó aderisce al Distretto di EcoVicinanza per l’iniziativa del Soldo Corto.

Ma che cos’è?
La rete del SoldoCorto, promossa da Sannio EcoVicino, movimento per una responsabilità sociale corta e per una cittadinanza economica non delegata, propone un buono sconto emesso da operatori di filiera corta (piccoli negozianti e produttori agricoli, artigiani e artisti) e utilizzabile presso qualunque degli operatori convenzionati o per lo scambio di tempo tra cittadini.
L’iniziativa coinvolge gli operatori locali che aderiscono alla rete del SoldoCorto e al “Distretto di EcoVicinanza di Benevento”, rappresentato da operatori economici e cittadini territorialmente compresi nel distretto provinciale di economia sannita.
Ogni “banco di mercante” è anche un “banco di emissione” di SoldiCorti. Il buono sconto, coinvolgendo i suoi possessori a realizzare acquisti presso gli esercizi locali, a conduzione familiare, agevola le relazioni di filiera corta tra negozianti e residenti rionali/urbani e tra produttori e residenti provinciali.
Comprando presso gli esercizi vicini, possiamo ricostruire il modello culturale ed economico della relazione corta che, agevolando nelle persone un’inclusione del vicino territoriale, è anche esercizio a un approccio inclusivo dell’altro, del diverso e delle differenze:
– più comunità territoriale e coesione sociale;
– più sicurezza alimentare;
– meno inquinamento e infortuni stradaliper il trasporto di merci lontane;

– meno compere in auto;
– più qualità ambientale nei nostri luoghi quotidiani;
– più economia relazionale e socialità di quartiere;
– più economia locale e autodeterminazione dei territori;
– più redistribuzione del reddito con ricavi che restano ai piccoli produttori locali e ai negozianti rionali, invece di migrare verso le aziende sovraterritoriali;
– più lavoratori che diventano imprenditori di sé stessi, invece che dipendenti delle grandi società di capitali;
– più economia reale capace di tutelare la comunità territoriale dalla recessione dei mercati globali.
I cittadini, se vogliono essere protagonisti del cambiamento e della coesione, possono decidere di “scambiarsi doni” con i negozianti del rione e con i produttori locali, invece di “comprare” presso spersonalizzanti franchising, centri commerciali e siti di e-commerce.
Solo se ci si riappropria della capacità decisionale, rimossa da quell’omologazione impostaci da mass media e grande distribuzione, si riuscirà a ricreare quell’economia relazionale che è capace, anche, di tutelare i livelli occupazionali e la qualità ambientale e sociale del proprio territorio.
I testimonial televisivi ci costringono a un modello omologante di consumo che, con rilevanti costi sociali e ambientali, sposta risorse economiche dalle comunità locali agli azionisti dell’economia globale, moderni feudatari che hanno causato l’attuale crisi economica, sociale, culturale e ambientale. Possiamo ancora decidere se scambiarci i nostri soldi con i nostri vicini o se lasciarli, per sempre, a sconosciuti azionisti dell’economia globale. L’economia solidale e il consumo critico ci insegnano che le soluzioni non possono essere individuate delegando alle istituzioni e alla politica, ma solo agendo in prima persona sul territorio, tutelando gli interessi comuni con una pratica quotidiana responsabile che è anche esercizio a una coesione sociale, a un’inclusione dell’altro, a una felicità diffusa.
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