Continua il ciclo cinematografico dedicato alla musica: Sounds of Legends. E per il mese di Giugno continua con quattro grandi appuntamenti per fare in modo che questa seconda edizione possa considerarsi più indimenticabile della prima di Sounds of Legends.
Questo mese ci concentriamo su quattro generi e musicisti diversi, accumunati solo dall’ampio mole del bacino di appartenenza delle masse che seguivano la loro musica.
Ecco di seguito riportati i quattro appuntamenti:
04 Giugno 2013, “Buena Vista Social Club”, un film di Wim Wenders:
Il musicista Ry Cooder, invitato da Wenders, va alla scoperta dei musicisti del Buena Vista Social Club di Havana. I talenti che ospitava, erano (e sono) enormi, ma sconosciuti (fino a questo film) al grande pubblico. Wenders, col suo stile rigoroso, reale-espressionista (appunto, è solo suo) racconta la loro storia, lunga, misera e magnifica. I personaggi sono: Ibrahim Ferrer, cantante, Ruben Gonzalez, chitarrista, Manuel “Puntillita” Licea, pianista, Omara Portuondo, l’Edith Piaf cubana, Manuel Galban, chitarrista. E altri. Tutti oltre gli ottanta, qualcuno oltre i novanta. Il regime di Castro, inibendo loro il resto del mondo, li ha costretti a una vita povera anche se non infelice: lo dicono continuamente “la fortuna di essere cubano”.
E comunque, per il successo nel mondo c’è voluto Wenders, che ama queste iniziative, basti ricordare i Madredeus, diventati internazionali grazie a Lisbon Story. Nella loro tournée americana i cubani guardano le vetrine della Quinta strada e non riconoscono le effigi di Kennedy e della Monroe. E tutti raccontano, di quegli anni lontani, del Club in cui si esibivano, loro, leggende tornate viventi. E naturalmente Wenders non ignora L’Havana, la povertà, i colori, le vecchie Cadillac rimaste lì dai tempi di Batista, gli alberghi lussuosi rovinati dal vento e dal mare e lasciati a marcire, le prostitute, i mendicanti, i bambini che rincorrono i turisti. Il film comincia col grande concerto di New York del gruppo, e ricordo dopo ricordo ritorna al concerto. Da allora i musicisti, vitali, eterni, girano i teatri del mondo e vendono milioni di dischi. Un grande film, il miglior Wenders.
11 Giugno 2013, “The Song Remains the Same”, un film di Peter Clifton e Joe Massot:
Documentario sul concerto che i Led Zeppelin – famoso complesso rock fondato nel 1968 – tennero al Madison Garden di New York nel 1973 con l’aggiunta di materiale di repertorio, aperture sulla vita privata dei musicisti e divagazioni di fiction tra l’onirico e il simbolistico. Virtuosismo tecnico nell’uso del colore e nel montaggio con qualche abuso di effetti speciali.
18 Giugno 2013, “Fabrizio De Andrè in concerto”:
E’ il 1998. A Roma al Teatro Brancaccio, Fabrizio De André tiene il suo terzultimo live. Il DVD, il primo con la registrazione integrale del concerto, documenta le emozioni di questo momento straordinario del percorso artistico del grande poeta genovese. Ci presenta una scaletta in cui compaiono, canzoni tratte da “La buona novella” (album del 1970) e molto spazio viene anche dato ai capolavori di “Anime salve” (1996). La voce di De André è profonda, matura e senza ombra di retorica. Il concerto si apre con una trilogia: “Creuza de ma”, considerata da molti la canzone più rappresentativa della ricerca musicale del cantautore genovese, “Jamin-a”, l’impegnativa “Sidun” con l’accompagnamento musicale del figlio Cristiano al bouzuki. Con un lungo discorso sulle sue “Anime salve” ossia gli ultimi, i transessuali, i diseredati, De André introduce l’esecuzione di autentiche perle: “Princesa”, storia di un trans brasiliano, “Dolcenera”, storia di un adulterio, “Khorakané”, “Acumba”, “Smisurata preghiera”, “Disamistade”. Il concerto prosegue con una suite di brani tratti da un album a lui molto caro, “La buona novella”, disco ispirato ai Vangeli apocrifi: “L’infanzia di Maria”, “Il ritorno di Giuseppe”, “Il sogno di Maria”, “Tre madri” e la nota “Il testamento di Tito”. Durante uno dei momenti “discorsivi” del concerto, de André afferma con semplicità di non avere nessuna verità da regalare e che “a me va già molto bene se riesco a regalarvi qualche piccola emozione.” E di emozioni De André ne dà molte continuando con: “La città vecchia”, “Bocca di rosa”, “Via del campo”, “Amico fragile”, “Geordie”…con quella voce che sa scavare nell’anima. In questo concerto Fabrizio De André ha saputo riassumere, in maniera eccellente, quasi quaranta anni di una carriera fatta di canzoni e poesia dimostrando, semmai ce ne fosse stato bisogno, di essere “il più grande poeta che l’Italia ha avuto negli ultimi 50 anni” (Fernanda Pivano). Contiene i seguenti brani: Creuza de ma; Jamin-a; Sidun; Princesa; Dolcenera; Khorakanè; Acumba; Smisurata preghiera; Disamistade; L’infanzia di Maria; Il ritorno di Giuseppe; Il sogno di Maria; Tre madri; Il testamento di Tito; La città vecchia; Bocca di rosa; Via del campo; Amico fragile; Geordie…
25 Giugno 2013, “The Blues Brothers”, un film di John Landis:
Tre anni dopo essere finito dietro le sbarre, il rapinatore armato Jake Blues viene liberato per buona condotta. Ad attenderlo fuori dal carcere c’è il fratello Elwood, una ex fidanzata inferocita, la notizia che l’orfanotrofio dove sono cresciuti sta per essere chiuso e l’illuminazione divina. Convinti di essere in missione per conto di Dio i Blues brothers riuniscono con le buone e le cattive la vecchia band e organizzano un grande concerto benefico mentre fuggono da polizia,
una banda di musicisti, il proprietario di un locale e i nazisti dell’Illinois che li vogliono fare fuori. 
Se con Animal House John Landis aveva già messo la sua firma nella storia del cinema, con The Blues Brothers si aggiudicò la corona di re della commedia (più tardi sarebbe stato persino chiamato dal re del pop Michael Jackson a dirigere il più famoso videoclip dell’era MTV, Thriller). Certo, era impossibile sbagliare con un duo comico delle scuderie del Saturday Night Live, una colonna sonora di lusso e irrepetibile, e la partecipazione di alcuni dei più grandi rappresentanti del soul e rhythm and blues come Ray Charles, Aretha Franklin e James Brown.
Forti dell’esperienza televisiva e dei concerti macinati in attesa di portare i due irriverenti personaggi sul grande schermo, John Belushi (Jake) e Dan Aykroyd (Elwood) fissano per sempre nell’immaginario collettivo la moda dell’abito nero completo di cravatta, cappello e occhiali da sole e si lanciano a tutto gas per le strade di Chicago a bordo della loro Bluesmobile, seminando macchine della polizia e caos in nome di Dio. La sDio i Blues brothers riuniscono con le buone e le cattive la vecchia band e organizzano un grande concerto benefico mentre fuggono da polizia, una banda di musicisti, il proprietario di un locale e i nazisti dell’Illinois che li vogliono fare fuori.
Se con Animal House John Landis aveva già messo la sua firma nella storia del cinema, con The Blues Brothers si aggiudicò la corona di re della commedia (più tardi ceneggiatura scritta a quattro mani da John Landis e Dan Aykroyd si basa principalmente sulla carica comico-demenziale della coppia, la sua prepotente presenza fisica e mimica, i balli molli e disarticolati e le canzoni che sono eseguite in veri e propri videoclip d’annata – su tutte Think di Aretha Franklin – o dal vivo con la banda. È la musica che determina il ritmo dell’azione e delle gag e fa (s)correre la storia attraverso le peripezie dei due debosciati e sboccati antieroi.
Film cult per eccellenza (fosse anche solo per i tanti cameo, da John Candy a Steven Spielberg) The Blues Brothers voleva essere soprattutto un omaggio alla musica nera statunitense, ma finì per cambiare la storia del cinema. Trent’anni dopo persino l’Osservatore Romano lo ha definito “memorabile, stando ai fatti cattolico”.
Tutti i Martedì, dalle ore 21, Sounds of Legends, presso il CIRCOLO Virtuoso Bukó.
PS. Ad accompagnare la musica dei miti internazionali: SELF KITCHEN!
Tu porti da mangiare e noi ti aiutiamo a brindare.
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