Presentazione di “Just Job” con l’autrice Filomena Baratto

Il Circolo Virtuoso Bukó in collaborazione con Graus Editore e Lettori Itineranti presenta:
“Just Job” di Filomena Baratto.

Just job“Just job” di Filomena Baratto. Just job è un romanzo di formazione che narra la storia di Marcello Doni, un uomo di mezza età di successo che si trova però improvvisamente la vita sconvolta a causa della perdita del lavoro. Si ritrova senza più nulla, abbandonato dalla famiglia e dagli amici e senza più quelle certezze su cui basava tutto. Tra momenti di crisi e nuove strade da percorrere, Marcello si trova a progettare un nuovo modo per ricostruire la sua nuova vita dal nulla. Il romanzo si inserisce in quella corrente letteraria che narra le vicende dei reduci della crisi economica che sta attanagliando gli anni 10 del ventunesimo secolo, storie che ciclicamente si ripresentano nel tempo e che sono state trattate dalla letteratura e che la Baratto riesce a trasporre ai giorni nostri. Just job è la storia di un uomo come tanti che si trova improvvisamente in crisi, personale, economica e sociale e sul punto di rottura, trova la forza per trasformare tutta la sua vicenda in un’occasione di svolta.

IMG_2197bwFILOMENA BARATTO è nata a Vico Equense (Na). È laureata in Lettere Moderne all’Università Federico II di Napoli e insegna nella Scuola Primaria da 29 anni. Sin da piccola ha manifestato una spiccata propensione per l’arte, a cominciare dalla pittura, talento a cui si aggiunge anche la musica con lo studio del pianoforte. A queste sue passioni unisce anche la scrittura. Inizia a pubblicare nel 2010 in seguito a un evento familiare che la scuote profondamente e che le dà la spinta a pubblicare la raccolta di liriche Ritorno nei prati di Avigliano, Alberti Editori. Segue poi, nel 2012, il romanzo Rosella edito da Sangel Edizioni e ancora la raccolta di racconti Sotto le stelle d’agosto, Graus Editore nel 2013.

“Just Job”
di Filomena Baratto
Graus Editore

Alla presentazione interverranno:
– Filomena Baratto, autrice del libro
– Umberto Pappalardo, Professore presso l’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa
logo Lettori Itineranti– Tiziana Iannelli, rappresentante del gruppo Lettori Itineranti

Giovedì 19 Maggio
Start h 20:30

Presso il Circolo Virtuoso Bukó
Via Stanislao Bologna 30
Benevento

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Con il Maggio dei Libri al Bukó si celebra la carta, la lettura, la passione per i libri e la voglia di viaggiare attraverso mari di tomi ricchi di storie e pensieri.
A tal proposito, sempre al Bukó, ogni Martedì del mese di Maggio, si esploreranno quattro racconti tratti da grandi romanzi attraverso l’uso di quattro pellicole cinematografiche da essi ispirate. In collaborazione con l’associazione “Leggere per Leggere” si cavalcheranno le pagine di quattro grandi romanzi attraverso le pellicole a loro ispirate.
Non mancheranno prima o dopo della proiezioni momenti di dibattito sui testi che hanno ispirato i quattro film e sui testi che possono essere considerati a loro connessi.

ogniCosaèIlluminata– Martedì 05 Maggio => “Ogni cosa è illuminata” (USA 2005) di Liev Schreiber. Con Elijah Wood, Boris Leskin, Eugene Hutz, Laryssa Lauret, Jonathan Safran Foer.
Trama: Un esordiente nel cinema, Liev Schreiber, mette in schermo un esordiente della letteratura, Jonathan Safran Foer, un ebreo americano che racconta a sua volta di uno studente americano deciso a trovare in Ucraina la donna che salvò suo nonno dalla furia nazista. Jonathan Safran Foer è anche il nome del suo personaggio che compiendo un viaggio nella memoria ricostruisce la vita del villaggio di Trachimbord, uno dei numerosissimi shtetl bruciati e dimenticati durante la Seconda Guerra Mondiale. Un luogo che ha smesso per sempre di essere geografico sopravvivendo soltanto nell’anima di coloro che ne hanno pazientemente raccolto e conservato, fino a collezionarle, le tracce. Il viaggio di Jonathan si avvia da una fotografia del nonno ritratto accanto ad Augustine, ad accompagnare la sua ricerca sarà un altro nipote, Alexander Perchov, voce narrante del film, e un altro nonno che scopriremo “sopravvissuto” ed ebreo. Il nonno di Alex, per gli amici, è un brusco uomo di Odessa che ha cancellato la sua “ebraicità” fino a trasformarla in rabbioso antisemitismo. La sua cecità, marcata da scuri occhiali da sole e accompagnata da una cagnetta guida “psicopatica”, è finta, simulata quanto la vita che disperatamente ha cercato di (soprav)-vivere lontano da Trachimbord.
ogniCosaèIlluminata2Molto prima della fine del viaggio, Joanathan e Alex scopriranno di vivere la stessa vita accreditata proprio dagli oggetti appartenuti ai loro cari.
Un’opera prima illuminante e illuminata come “ogni cosa” nel titolo che lavora sui registri del tragico e del comico, rivelando del primo l’universalità e del secondo il tempo e i modi della cultura, nel caso specifico quella yiddish. Eppure il pubblico in sala, almeno quello cosiddetto specializzato, non ne ha colto l’umorismo. Forse perché, come sosteneva Umberto Eco, per il comico bisogna essere più colti.

MoodIndigo– Martedì 12 Maggio => “Mood Indigo” (Francia, Belgio – 2013) di Michel Gondry, con Romain Duris, Audrey Tautou, Gad Elmaleh, Omar Sy, Aïssa Maïga.
Trama: Colin è un giovane uomo che spende le sue giornate dentro una casa e una città surreali. Ricco di una fortuna sufficiente a permettergli di vivere senza lavorare, è accudito da un topo e da un cuoco che coltiva una cucina ‘decorativa’ e cita Jules Gouffé. A una festa Colin si innamora di Chloé, a cui chiede molto presto mano e cuore. Pazzo di gioia suggerisce a Chick, amico fraterno e compagno di pianococktail, di sposare la sua Alise per vivere come lui felice e contento. La dote che Colin mette generosamente a disposizione del matrimonio dell’amico viene però impiegata nell’acquisto di opere di Jean Sol Patre, filosofo esistenzialista con pipa e cravatta. Ossessionato dalla propria collezione, Chick rimanda le nozze con Alise e partecipa al matrimonio e alla felicità di Colin, minacciata da una malattia che cova nel petto bianco di Chloé. Colin impegna tutto il suo denaro in fiori di dolorosa bellezza per contrastare l’effetto esiziale di una ninfea letale che vorrebbe soffocare l’amata. Addolorato e sempre più povero, comincia a lavorare mentre la casa intorno a lui si restringe e il mondo impazzisce inghiottendo tutti quelli che ama.

Secondo Raymond Queneau “La schiuma dei giorni” è forse il più straziante dei romanzi d’amore. Una storia semplice quella di Boris Vian, che sviluppa i suoi personaggi in un universo poetico e inaspettato dove amore, malattia e morte si esibiscono sulle note jazz e nel mood indaco di Duke Ellington. E tra l’azzurro e il viola si muove pure la trasposizione cinematografica di Michel Gondry, che col romanzo di Vian è cresciuto e ha nutrito la sua immaginazione. Dopo aver applicato alla materialità delle immagini l’arte del sogno (Be Kind Rewind), elogio sublime del cinema e dell’analogico, Gondry mette mano e cuore a un romanzo affamato di vita come il suo autore. Il lirismo scoperto del suo cinema lo rendeva candidato ideale a trasferire sullo schermo il surrealismo, la schizofrenia onirica, l’eccentricità oggettistica, l’animismo e l’impossibilità della felicità amorosa delle pagine di Boris Vian.
MoodIndigo2E invece qualcosa nella traduzione si è perso ingombrando il film, dove la ridondanza della scenografia strangola i personaggi e soffoca i sentimenti. Mood Indigo – La schiuma dei giorni ‘porta fuori’ il mondo interiore di Colin e Chloé, dissipandolo nelle loro azioni e negli effetti speciali artigianali. L’eccezionale inventiva di Vian si annulla in quella altrettanto traboccante di Gondry, producendo una distanza emotiva quasi insormontabile tra film e spettatore. Diversamente dalle opere precedenti, l’esplosione di immaginario non innesca una rigenerazione capace di riscrivere la realtà col furore di un poeta. È nel secondo atto, quello tragico di una malattia che non permette di invecchiare, che il film si incendia. Mood Indigo – La schiuma dei giorni splende nel tempo in cui perde letteralmente il colore e scolora in un bianco e nero dove il mondo, la vita e i sentimenti assumono contorni incerti, sfumando l’uno nell’altro. La malattia e la morte non trasformano solo le persone ma cambiano anche gli spazi, li riducono come la casa di Colin e Chloé, che si riproporziona nelle dimensioni e alle dimensioni di un topo grigio dai baffi neri, testimone muto della rovina economica e della caducità dei corpi.
Sagome da set intagliate nell’arte del sogno sono Romain Duris e Audrey Tautou, miniature in cerca di una dimensione reale in cui amarsi e viversi prima che la natura faccia scempio dei loro cuori. Dolci e gentili, infantili e illusori, cantano l’incanto totale dell’amore sopra una nuvola e una Parigi (in)distinguibile. Smantellando e riassemblando i materiali organici del fare cinema, Gondry realizza un film di geometrie implosive e di oggetti reali destinati ad animarsi nelle sue mani e nel suo sguardo che, a un passo dalla fine, afferra la luce di Boris Vian e il fiore malvagio che l’ha spenta.

soffocare– Martedì 19 Maggio => “Soffocare” (USA – 2008) di Clark Gregg. Con Sam Rockwell, Anjelica Huston, Kelly MacDonald, Brad William Henke, Jonah Bobo.
Trama: Victor Mancini è uno studente di medicina fallito che si è ridotto a fare il figurante in costume in un parco tematico sulla storia degli Stati Uniti. Victor è sessodipendente e frequenta le riunioni dei sessuomani anonimi solo per cercare nuove partner. Ha una madre ricoverata in ospedale la quale sta perdendo la memoria. Per pagare la cospicua retta ospedaliera Victor realizza periodicamente nei ristoranti una sceneggiata: finge di essere soffocato da un boccone scegliendo fra i commensali quelli più facoltosi per cadere loro davanti e farsi praticamente ‘adottare’. La madre di Victor conserva però il segreto della sua nascita e l’uomo, grazie all’aiuto di una dottoressa del reparto, raccoglie indizi che lo fanno ritenere di discendere direttamente da Gesù. Perché?
soffocare2Chi conosce il libro di Chuck Palahniuk lo sa e farebbe bene a non rivelarlo agli altri. Perché l’opera prima di Clark Gregg (sinora noto come attore) si poggia sul testo omonimo dello scrittore e trova in esso la fonte delle occasioni di divertimento. Sam Rockwell presta a Victor Mancini il suo volto a mezza via tra la consapevolezza triviale e l’ingenuità con un pizzico di disincanto mentre Anjelica Huston si diverte un mondo (e lo si vede) a interpretare la madre in ospedale e e la stessa quando era giovane e sopra le righe intenta ad ‘educare’ il giovane figlio.
Il problema del film non sta quindi né nella recitazione né nella storia che riesce sempre a conservare la levità dell’assurdo anche nelle situazioni e con le battute più grevi. Ciò che è praticamente assente è la regia in particolare nel lavoro in collaborazione con il direttore della fotografia. Un telefilm da trasmettere alle 10 di mattina di un giorno d’estate su una rete televisiva locale ha una qualità di ripresa migliore di Soffocare. È come se non ci fosse alle spalle un’idea di cinema e che la produzione pensasse che la sceneggiatura basti da sola a giustificare il film. Il che non è mai vero. In particolare in qusto caso.

profumo– Martedì 26 Maggio => “Profumo” (Francia, Spagna, Germania, USA – 2006) di Tom Tykwer. Con Dustin Hoffman, Ben Whishaw, Alan Rickman, Rachel Hurd-Wood, Corinna Harfouch.

Trama: Nel 1738, a Parigi, in condizioni disagiate, nasce Jean-Baptiste Grenouille. Fin da bambino, dotato di un olfatto molto sviluppato, Jean-Baptiste va alla ricerca di tutti gli odori del mondo. Una volta cresciuto, lavora nel negozio del profumiere Baldini, dove apprende tutti i segreti delle spezie e delle essenze. La sua ossessione, però, rimane quella di riuscire a distillare e conservare il profumo delle donne. Questo incubo lo farà diventare un assassino.
profumo2Sottoforma di Kolossal europeo, Tom Tykwer, seguendo il romanzo di Süskind del 1985, immagina gli odori, i profumi con i frammenti di immagini, seguendo ciò che dice Baldini, “Ogni profumo racchiude tre accordi. L’accordo di testa, di cuore e infine di base”. Ogni volta che Jean-Baptiste annusa, odora, le sequenze si frammentano, fin dal momento della sua nascita. Il regista costruisce una visione di un mondo settecentesco, putrido e illibato, nauseante e profumato, senza tuttavia farci mai provare l’esperienza di annusare. I liquidi, i corpi, la pelle sono il modo in cui “Il profumo” si manifesta, e nello scorrere i 147 minuti di durata, alcuni tempi morti, anche per gli amanti del romanzo, risultano pesanti e infiniti, ma il finale illumina e l’orgia universale condita dalla colonna sonora sinfonica è una fotografia meravigliosa, sublime di cosa l’amore possa arrivare a rappresentare. L’imperfezione è dell’uomo, la violenza è del mondo. L’amore, invece, appartiene a ognuno di noi, che lo vive a modo proprio, anche quando il male prende il sopravvento.

Le proiezioni avranno inizio alle ore 21:30!
Non tardate..noi non lo faremo!