rasSEGNA LIBRO
In occasione del Maggio dei Libri il Circolo Virtuoso Bukó diviene un luogo dove scambiare suggestioni, emozioni e sensazioni associate al mondo della lettura e lo fa con una rassegna che ha proprio il libro come filo conduttore.
Martedì 3 Maggio 2016 => “La nona porta”, un film di Roman Polanski, con Johnny Depp, Lena Olin, Emmanuelle Seigner, Frank Langella, James Russo.Trama: Polanski, uomo dalla vita più grande del vero e grande regista anche nelle cadute di stile, oltre che attore teatrale straordinario (nella Metamorfosi kafkiana e in Amadeus di Shiffer a Vienna), qui sacrifica il suo talento ad un tentativo di film satanista di cassetta non paragonabile a Rosmary’s Baby. La bella moglie Seigner è sciupata in un ruolo inattendibile, come, del resto, gli altri interpreti di rango. Lo spunto è dettato da due libri, edizioni uniche e antiche, che, passati nei secoli di mano 9in mano, hanno determinato tragedie immani. Il successo di questo film è modesto rispetto alle aspettative. Ma Polanski è sempre Polanski: chapeau.
Martedì 10 Maggio 2016 => “The words”, un film di Brian Klugman, Lee Sternthal. Con Bradley Cooper, Jeremy Irons, Dennis Quaid, Olivia Wilde, Zoe Saldana.
Trama: Clay Hammond è un celebre scrittore corteggiato da una seducente dottoranda che vorrebbe carpire la verità dentro e dietro il suo romanzo. Avvicinato durante una lettura pubblica, Clay si limita a confessare i primi capitoli del libro introducendo la vita del suo personaggio: Rory Jansen, che si sogna scrittore e sogna il libro della vita, libro che arriverà dentro una vecchia ventiquattrore e non attraverso un’ispirazione. Pubblicato e raggiunto il successo a colpi di premi letterari, Rory viene seguito e poi ammonito da un vecchio signore che rivendica la paternità del libro e la storia della sua vita. Scoperto, Rory proverà a rimediare e poi a convivere con la menzogna e i propri limiti. A non riuscirci sarà la giovane moglie a cui lo scrittore, alla maniera del suo creatore, ha mentito. Perché Rory è probabilmente una proiezione di Clay e Clay il prosatore di se stesso.
The Words, film d’esordio degli sceneggiatori Brian Klugman e Lee Sternthal, è un dramma intrigante intorno al tema della narrazione, una riflessione sull’arte di raccontare storie, o più propriamente sul bisogno di farlo. Al punto di rubare un manoscritto per farsi scorrere tra le dita il piacere delle parole o di ripudiare la propria consorte per averle perdute. Storia dentro un’altra storia che diventa Storia, The Words è affollato di personaggi col vizio della scrittura: chi lo fa per mestiere, chi ha un romanzo nel cassetto, chi ha perduto il libro della vita insieme alla propria vita. Tutti registrano un’urgenza di comunicare, di esplorare e di esplorarsi, di dare uno sfogo alla tristezza e una forma alla vita, di ritrovare quello che si è sprecato, di scoprire quello che non si è mai avuto. La cornice del film è un reading letterario, letteralmente narrante, dove non è nemmeno sempre chiaro cosa è vero e cosa no, chi è chi, chi ha scritto cosa, chi ha inventato chi. Klugman e Sternthal confondono impercettibilmente i piani del reale e della finzione, dove i sogni e i desideri hanno la stessa nitidezza del momento presente. Alla maniera di una scatola cinese, Clay Hammond racconta Rory Jansen che plagia un vecchio uomo che romanza un amore conosciuto e poi smarrito come le pagine del suo libro. L’immaginazione per i tre protagonisti (Dennis Quaid, Bradley Cooper e Jeremy Irons), che potrebbero essere in fondo la stessa persona, è un laboratorio in cui fermentano le emozioni della vita reale e in cui fervono i preparativi per la vita reale, quella che si ha paura ad affrontare e su cui non ci è mai concesso un secondo giro. Ma se esiste un solo modo di vivere una vita, ne esistono almeno tre per raccontarla, suggerisce The Words, seguendo parallelamente quella reale e quella finzionale, quella creata e quella rubata, quella navigata e quella naufragata. L’idea dei registi, nel modo del cinema, mette il mondo in movimento dentro una cornice e attraverso le parole. Parole seminate nelle immagini in attesa che attecchiscano stando a vedere (e ad ascoltare) quello che succederà.Martedì 17 2016 => “Treno di notte per Lisbona”, un film di Bille August. Con Jeremy Irons, Mélanie Laurent, Jack Huston, Martina Gedeck, Tom Courtenay.
Trama: Ogni mattina, il professor Raimund Gregorius si reca nella scuola di Berna dove insegna. Ma una mattina riscrive per sempre il suo percorso: una ragazza disperata è in procinto di buttarsi da un ponte ed è proprio Raimund a fermarla prima che sia troppo tardi. La ragazza scappa, ma lascia dietro di sé un libro e un biglietto ferroviario per Lisbona. Raimund, spinto dal bisogno di cambiamento e da un’improvvisa sete di avventura, sale sul treno e, una volta in Portogallo, si mette sulle tracce dell’autore del libro, Amadeu de Prado, medico e membro della resistenza che si oppose al regime di Salazar. Nasce e si svolge all’insegna del travestimento, e dunque del falso, questo film di Bille August, che traduce sullo schermo un romanzo best-seller nei paesi di lingua tedesca firmato da Pascal Mercier, nom de plume di Peter Bieri. Quando la cartolina di Berna lascia il posto a quella diLisbona, le glorie attoriali, vecchie e nuove, di Germania, Francia e Inghilterra si spacciano per nativi portoghesi, in un film girato interamente in inglese, che decreta pertanto immediatamente la sua appartenenza ad un regime di finzione tout court, anche piuttosto anacronistica. Un’aderenza rincarata e protratta dalla trama, degna di un feuilleton o di un romanzo parastorico di Dan Brown, con triangoli amorosi, torture politiche, colpi di scena e strascichi del passato che giungono opportunamente fino al presente. Se si aggiunge la pretesa del regista di fare un thriller filosofico -che si translittera nelle considerazioni esistenzialiste di Amadeu affidate alla voice over di Jeremy Irons- il quadro è completo e l’avvertimento lanciato.
Mélanie Laurent e Jack Huston, nei panni dei due giovani amanti rivoluzionari, fanno ciò che è in loro potere per strappare il film alla calligrafia e consegnargli a tratti dei momenti di maggior credibilità, ma lo spazio è poco e il contesto ingrato.
Con Night train to Lisbon Bille August manca la sovrapposizione auspicabile tra contenuto ed espressione: desideroso di parlare di un episodio di rinnovata vitalità nell’esistenza di un uomo ormai maturo, realizza invece un film colpevolmente vecchio, nel quale pesano le metafore spiegate ad alta voce (di fronte al treno in partenza o nello studio oculistico) e il ruolo passivo del protagonista. Per passare dalla carta al cinema occorreva davvero il coraggio di prendere un altro treno.- Martedì 24 Maggio 2016 => “L’uomo nell’ombra”, un film di Roman Polanski. Con Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Cattrall, Olivia Williams, James Belushi.
Trama: L’ex primo ministro britannico Adam Lang vive su un’isola negli Stati Uniti con la moglie, la segretaria e le guardie del corpo. Viene raggiunto da un ghost writer incaricato di rivedere da cima a fondo la sua autobiografia. Lo scrittore va a sostituire il precedente ghost writer che è morto cadendo da un traghetto in circostanze misteriose. In breve tempo lo scrittore comprende di essersi accollato un’impresa scottante e non solo sul piano letterario. Lang viene infatti accusato di avere, nel corso del suo mandato, consentito la tortura di prigionieri sospettati di terrorismo e di avere inconfesssati legami con la Cia. Roman Polanski potrebbe, a buon diritto, farsi aggiungere il nome di Alfred dopo questo suo thriller che si rifà al grande Hitchcock con una consapevolezza della classicità che pochi possono vantare senza scadere nel rifacimento privo di originalità. Il regista ha sempre privilegiato nel suo cinema l’ambiguità del vivere, sia che si trattasse di giovani donne in attesa del figlio del demonio che di fanciulli costretti a rubare nell’Inghilterra dickensiana. Approda ora al thriller con risvolti spionistici grazie a un romanzo che rispetta profondamente e a un Ewan McGregor che ricorda senza perdere nulla in modernità (Al
Qaeda e soprattutto Cia sono sempre minacciosamente presenti) i Cary Grant e James Stewart di un tempo. E’ perfetto nei panni dell’uomo qualunque costretto a destreggiarsi in una trama (letteraria, di rapporti gerarchici, politici e sentimentali) che rischia ad oggni passo di travolgerlo con le sue parziali rivelazioni. Si avverte il divertimento di Polanski che finisce con il non essere disgiunto da una sorta di consapevolezza preveggente.
Il suo Adam Lang vive negli Stati Uniti dove non esiste un trattato di estradizione con l’Inghilterra. Roman Polanski, come tutti sanno, è stato arrestato in Svizzera per un lontano reato di rapporto sessuale con una minorenne. Stati Uniti e Svizzera hanno invece un trattato di estradizione. Un’avvertenza: non fatevi raccontare da nessuno il finale. Magari lo avrete già previsto ma sarà decisamente più piacevole scoprirlo in progress. - Martedì 31 Maggio 2016 => “Storia di una ladra di libri”, un film di Brian Percival. Con Geoffrey Rush, Emily Watson, Sophie Nélisse, Ben Schnetzer, Nico Liersch.
Trama: Germania, 1939. Liesel Meminger è una ragazzina di pochi anni che ha perduto un fratellino e rubato un libro che non può leggere perché non sa leggere. Abbandonata dalla madre, costretta a lasciare la Germania per le sue idee politiche, e adottata da Rosa e Hans Hubermann, Liesel apprende molto presto a leggere e ad amare la sua nuova famiglia. Generosi e profondamente umani gli Hubermann decidono di nascondere in casa Max Vandenburg, un giovane ebreo sfuggito ai rastrellamenti tedeschi. Colto e sensibile, Max completa la formazione di Liesel, invitandola a trovare le parole per dire il mondo e le sue manifestazioni. Perché le parole sono vita, alimentano la coscienza, aprono lo spazio all’immaginazione, rendono sopportabile la reclusione. Fuori dalla loro casa intanto la guerra incombe e la morte ha molto da fare, ricoverando pietosa le vittime di Hitler e dei suoi aguzzini, decisi a fare scempio degli uomini e dei loro libri.
Adattamento del romanzo di Markus Zusak, Storia di una ladra di libri è un racconto di formazione ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale in un piccolo villaggio della Germania. Nato da un’urgenza e dall’infanzia dell’autore, il libro di Zusak descrive una crescita forzata e indotta dalla crudeltà degli uomini. Ma la violenza della guerra e l’assurdità del mondo degli adulti vengono fiaccate dai libri e dalla letteratura, corsie preferenziali per la conoscenza. E attraverso i libri la giovane protagonista abbandona la superficialità tipica dell’età e impara a leggere (tra le righe), capendo quello che la circonda, scoprendo i misteri della vita e della sua assenza. Tradotto in trenta lingue, “La bambina che salvava i libri” è sceneggiato da Michael Petroni (Le Cronache di Narnia – Il viaggio del veliero) e diretto da Brian Percival (Downton Abbey), che decide per una regia classica e decisamente didascalica. Messa in scena che non rivoluziona il genere ma rende il film accessibile e concentrato sul suo soggetto: la dittatura dell’incultura. L’innocenza della protagonista si scontra presto coi terribili ‘uomini grigi’ di Hitler, che rubano ‘il tempo’ a chiunque osi contrariarli. E al fuoco della loro follia, la piccola Liesel sottrae i libri, unendo l’attenzione per gli altri alla forza di un sorriso. La speranza risiede nei suoi gesti e in quelli dei suoi genitori, nella loro voglia di libertà, nel loro bisogno comunitario, nel loro amore per il prossimo. Se Hitler ordina ai suoi ‘figli’ di bruciare i libri, un padre protegge sua figlia dall’orrore grazie alle parole di quei libri. Perché l’arte è una sorta di coscienza salutare, e in quegli anni bui provvidenziale a risollevare le persone dall’umiliazione e dall’ignominia subita. Racconto edificante, Storia di una ladra di libri partecipa a una tendenza attuale che mostra cittadini tedeschi irriducibili e resistenti contro lo stato delle cose. Impeccabilmente interpretato da Geoffrey Rush, Emily Watson e la giovane Sophie Nélisse, abile nell’esibire l’anima più genuina dell’infanzia e a far conoscere tutta la vulnerabilità della fase più delicata nello sviluppo di un individuo, Storia di una ladra di libri rivela una superficie liscia e una narrazione senza asperità. Il film ‘storico’ di Brian Percival ha tutte le caratteristiche ma anche i limiti di uno spettacolo familiare, che rinuncia alla (più) complessa costruzione del romanzo per una maggiore presa spettacolare. ‘Ricostruttore’, piuttosto che autore, il regista inglese pasticcia con la ‘mortale’ voce fuori campo, che dovrebbe essere il filtro tra gli accadimenti e il lettore e finisce invece per penalizzare la storia, intervenendo approssimativamente sullo svolgimento. Nella versione originale poi, in italiano il doppiaggio assorbe il garbuglio linguistico, intercala l’inglese col tedesco, impiegato come mero richiamo realistico ed elementare décor sonoro. Nondimeno Storia di una ladra di libri resta un film comunicativo, in grado di catturare lo spettatore e donargli un insegnamento veramente sentito. Perché per Brian Percival i libri hanno un valore rilevante, culturale e formativo. Insieme al cinema, possono veicolare contenuti importanti, farsi serbatoio dei capitoli della storia universale della formazione umana, nutrimento dell’immaginario, senza rinunciare ad emozionare.Le proiezioni avranno tutte inizio alle ore 21:00.
Siate puntuali come lo saranno le proiezioni.
Ciao, bella gente!