OMAGGIO AL VIAGGIO
Come suggerisce il nome di questa rassegna, il cinema del Circolo Virtuoso Bukó si immette in un cammino di ricerca e scoperta, di rivoluzione, di esperienza e di fantasia.
Una rassegna cinematografica interamente dedicata al viaggio nelle sue svariate forme.
Quattro apputamenti cinematografici che vi faranno viaggiare pur restando in via Stanislao Bologna 30!
“Viaggiare è camminare verso l’orizzonte, incontrare l’altro, conoscere, scoprire e tornare più ricchi di quando si era iniziato il cammino”
[L.Sepùlveda]
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– 01 Aprile 2014 => “Marrakech Express” (1989), di Gabriele Salvatores, con Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio, Cristina Marsillach, Giuseppe Cederna, Massimo Venturiello, Gigio Alberti, Ugo Conti.
Trama: Milano, fine anni ottanta, Marco, un giovane ingegnere, riceve la visita di Teresa, una sconosciuta che si presenta come la fidanzata di Rudy, un suo compagno di università che non vede da tempo, e che gli chiede in prestito 30 milioni di lire. È l’unico modo per salvare dalla galera Rudy, che rischia 20 anni di reclusione per detenzione di hashish a Marrakech, in Marocco. I soldi servono per corrompere un giudice, ma Marco, che non dispone di quella somma, decide di radunare i vecchi amici della comitiva dell’università: Maurizio Ponchia, Paolino e Cedro. Nonostante i molti dubbi e le perplessità, gli amici alla fine decidono tutti di partire alla volta del Marocco con la somma necessaria a salvare Rudy. Comincia così l’avventuroso viaggio alla volta di Marrakech, a bordo della fuoristrada Mercedes messa a disposizione da Ponchia, il quale lavora in una rivendita di auto usate. Fra molti imprevisti e rocambolesche disavventure, il gruppo riesce a giungere a destinazione, ma i quattro scoprono che i soldi non servivano per il rilascio dell’amico dal carcere (la storia dell’arresto per droga era inventata), bensì per comprare una trivella che sarebbe servita a trovare acqua in un’oasi del deserto, dove poi si sarebbero coltivate delle piantagioni di arance. Tuttavia il lungo viaggio, l’esperienza vissuta, la riunione dopo molti anni dell’antico gruppo di amici, non passeranno senza conseguenze sui protagonisti e sui loro rapporti. Paolino e Cedro, che da anni non si rivolgevano parola per questioni di gelosia (Paolino ha sposato la ex di Cedro), ritroveranno l’amicizia; Ponchia, commerciante di auto proiettato solo sul suo arrivismo affaristico, all’inizio della vicenda ostenta un forte individualismo e sembra il più scettico e caustico nei confronti degli altri amici e dell’impresa progettata, ma si ritroverà alla fine a essere il più attaccato al gruppo e il più entusiasta della ritrovata amicizia; viceversa Marco, l’entusiastico organizzatore del viaggio, che all’inizio addirittura fatica per convincere gli altri a seguirlo, si riscopre invece il più deluso dalla sorpresa finale, rendendosi conto che dopo tanti anni tutti loro sono ormai irrimediabilmente cambiati, e che non sarà più possibile rivivere la stessa amicizia degli anni giovanili.
– 08 Aprile 2014 => “Train de vie – Un treno per vivere” (Francia, Belgio, Romania, Israele, Paesi Bassi – 1998) di Radu Mihaileanu. Con Agathe De La Fontaine, Lionel Abelanski, Rufus, Clément Harari, Marie José Nat.
Trama: Una sera del 1941, Schlomo, il folle, fa ritorno al proprio shtetl, un villaggio ebraico dell’Europa dell’Est, con la notizia dell’imminente arrivo dei tedeschi. Il Consiglio dei Saggi si riunisce e decide di organizzare un falso treno di deportati per sfuggire ai nazisti. La comunità prepara la partenza in gran segreto per la Terra Promessa…
Secondo lungometraggio di Radu Mihaileanu, regista romeno legato a temi come l’identità culturale, l’esilio, scappato dalla dittatura di Ceausescu nel 1980, Train de vie, fa la sua comparsa al festival di Venezia, dove ottiene il premio Fipresci a cui seguirà il David di Donatello come migliore pellicola straniera.
Un piccolo grande film, una tragicommedia che unisce l’umorismo yiddish, in cui convivono comicità, dramma e malinconia, che non risparmia una grottesca ironia verso gli stessi ebrei, i tedeschi e i comunisti, con un ritmo impeccabile, grazie alla colonna sonora del compositore di alcuni dei migliori film di Kusturica, Goran Bregovic, e soprattutto, ad un’originalità narrativa.
Il racconto di Train de vie, segue la costruzione delle fiabe e ha inizio con un monologo di Schlomo – il regista aveva proposto questo ruolo a Roberto Benigni – con “c’era una volta” e si conclude con un doppio finale. Sin dalle prime battute è esplicito l’intento del suo autore di affrontare il tema della Shoah in una maniera del tutto inedita, sottolineando l’irrealtà della sua finzione, insistendo invece sulla tipicità di una cultura e del folclore ormai scomparsi, scegliendo di restare ai margini del genocidio. I personaggi sono caricaturali e volutamente stereotipati, come il rabbino, il sarto, il folle, il comunista. Mihaileanu riesce egregiamente a mettere in scena gli effetti disumanizzanti dell’ideologia e del potere sull’individuo, mostrando come una commedia possa essere più tragica della tragedia stessa. Come è egli stesso ad affermare: “L’umorismo come ebreo, è ciò che mi ha fatto sopravvivere, che ha salvato la nostra vita e la nostra memoria”.
– 15 Aprile 2014 => “Diari della Motocicletta” (Argentina, Brasile, Cile, Perù, USA – 2004) di Walter Salles. Con Gael García Bernal, Mercedes Morán, Jean Pierre Noher, Mia Maestro, Rodrigo De la Serna.
Trama: 1952. Due giovani studenti universitari, Alberto Granado ed Ernesto Guevara partono per un viaggio in moto che li deve portare ad attraversare diversi paesi del continente latinoamericano. Quella che doveva essere un’avventura giovanile si trasforma progressivamente nella presa di coscienza della condizione di indigenza in cui versa gran parte della popolazione. Quel viaggio cambiera’ nel profondo i due uomini. Uno di loro diventera’ il mitico “Che” mentre l’altro, ancora vivente, e’ medico a Cuba.
Uno degli applausi piu’ lunghi alla proiezione stampa di Cannes 2004. Perche’ tutti i giornalisti presenti sono ‘comunisti’? Sicuramente no. Perche’ credono che Castro sia solo un benefattore dell’umanita’? Ancora una volta la risposta e’ no. Allora perche’? Perche’ di fronte a un cinema o sempre piu’ plastificato o sempre piu’ povero di idee, un film che propone la gioventu’ come ‘luogo’ in cui scoprire dei valori personali e decidere di impegnarsi per degli ideali, risponde a un bisogno profondo. Due studenti che non si fanno di droga, che non rubano, che non scopano ogni ragazza che incontrano ma che si mettono in viaggio come spericolati turisti e si trovano alla fine ‘uomini’ perche’cambiati dentro fanno pensare che l’utopia (pur con tutte le sue possibili distorsioni nel momento in cui entra in gioco il potere) non puo’ morire. Una bella lezione ‘morale’ senza moralismi ne’ agiografie.
– 29 Aprile 2014 => “Stand by Me – Ricordo di un’estate” (USA – 1986) di Rob Reiner. Con River Phoenix, Wil Wheaton, Corey Feldman, Kiefer Sutherland, Richard Dreyfuss.
Trama: Estate del 1959, nell’Oregon. Quattro ragazzini partono per un’escursione di cinquanta chilometri lungo la ferrovia, affrontando varie avventure e scoprendo il cadavere di un ragazzo scomparso giorni prima. Da un racconto (The Body, 1982) di Stephen King, sceneggiato da Raynold Gideon e Bruce A. Evans, nominati all’Oscar, uno dei film più belli sull’adolescenza degli anni ’80, nel miracoloso equilibrio della memoria tra sentimento e avventura. Sarebbe piaciuto a Truffaut. Bravissimi i quattro ragazzini. Fotografia stupenda di Thomas Del Ruth. Musica: Jack Nitzsche con la canzone “Lollipop”. Il titolo è lo stesso di una canzone di Ben E. King.
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Le proiezioni hanno tutte inizio alle ore 21:30.
Siate puntuali…noi lo saremo nell’attendervi!